In aumento (+20,2%) le liquidazioni giudiziali nel terzo trimestre 2024

Secondo l'analisi di Cribis (società del gruppo Crif specializzata nelle informazioni, soluzioni e consulenza alle imprese), tra luglio e settembre i casi di fallimento aziendale sono stati 1878, in crescita del 20,2% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.

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Foto di GuHyeok Jeong da Pixabay

Tensioni geopolitiche e inflazione spingono all’insù le liquidazioni giudiziali nel terzo trimestre del 2024. Secondo l’analisi di Cribis (società del gruppo Crif specializzata nelle informazioni, soluzioni e consulenza alle imprese), tra luglio e settembre i casi di fallimento aziendale sono stati 1878, in crescita del 20,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Da inizio anno le liquidazioni giudiziali sono state complessivamente 6274, un dato che sembra prospettare il 2024 come uno dei peggiori dell’ultimo quinquennio anche se lontano dai livelli pre-Covid: nel 2019 – riferisce un comunicato – i casi erano stati oltre 11mila. In aumento, rispetto a un anno fa, anche concordati preventivi 71 (+18,3%).

Le regioni che hanno registrato il maggior numero di liquidazioni giudiziali nel terzo trimestre del 2024 sono la Lombardia (401), il Lazio (206) e il Piemonte (181), mentre le aree geografiche con il minor numero di imprese in liquidazione sono Trentino-Alto Adige (14), Basilicata (12), Molise (5). Nessun caso registrato in Valle d’Aosta nel periodo. I settori con il maggior numero di società in liquidazione giudiziale sono il commercio(589) seguito dai servizi (413), edilizia (372) e industria (334).

«Sono due i trend che caratterizzano i primi nove mesi del 2024 – ha sottolineato Marco Preti, amministratore delegato del Cribis – da un lato, il numero delle liquidazioni giudiziali è in aumento rispetto all’anno precedente. Dall’altro, questo valore è ancora inferiore se lo confrontiamo con i livelli del periodo pre-Covid. Assistiamo a un processo di progressiva stabilizzazione in cui le performance delle aziende italiane sono inevitabilmente condizionate, in particolare, dalle tensioni geopolitiche e dall’andamento dell’inflazione».