Un gruppo di obbligazionisti di Intrum ha presentato al tribunale fallimentare per il distretto meridionale del Texas un’istanza per respingere la procedura di Chapter 11 avviata dalla società. L’obiettivo di questa richiesta formale è fermare o annullare il processo appena avviato. In particolare – ha riferito Bloomberg – questi investitori si sono opposti a lungo all’accordo proposto da Intrum sostenendo che, in quanto titolari di crediti a breve scadenza (2025), dovrebbero essere rimborsati prima di altri nella procedura di ristrutturazione. La società di Stoccolma ha cercato un accordo senza risultato e ora i bondholder contestano le delibere prese sulla ristrutturazione, ritenendo le votazioni non valide.
Il gruppo cerca di ristrutturare un debito da 5,3 miliardi di dollari e nonostante questa contrapposizione, ha già ottenuto il consenso di oltre due terzi degli obbligazionisti necessario per avviare il Chapter 11, una procedura che richiede un quorum inferiore rispetto a quello previsto in altre giurisdizioni come il Regno Unito. In particolare il gestore svedese di non performing loan ha incassato il supporto del 95% dei detentori della linea di credito rotativa e del 73% dei possessori delle notes.
Nel frattempo il panel che supervisiona il mercato dei credit default swap – riferisce MF – è pronto a discutere se il Chapter11 innescherà o meno un pagamento verso i detentori dei cds, gli strumenti finanziari che consentono di assicurarsi contro il rischio di inadempienza di una società sul proprio debito. La ristrutturazione prevede un’assegnazione di nuovi titoli ai creditori che hanno aderito al processo, un allungamento del debito attraverso la sostituzione dei bond in circolazione con quattro nuove emissioni in scadenza tra il 2027 e il 2030, il cui valore nominale sarà pari al 90% dei vecchi titoli. I negoziati per ridurre l’esposizione sono partiti all’inizio dell’anno, con la nomina degli advisor finanziari Houlihan Lokey e Milbank per seguire la partita. Già in precedenza però Intrum aveva avviato alcune iniziative per riportare sotto controllo l’esposizione. Il gruppo svedese per esempio ha ceduto una parte rilevante del proprio portafoglio di investimenti al gruppo finanziario americano Cerberus per un importo nominale di 33 miliardi e un valore contabile di un miliardo.