La forza di essere pazienti

Parla Marina Natale, ceo del gruppo leader in Italia nella gestione dei crediti deteriorati (36,9 miliardi di euro aum) e che ha appena avviato una nuova fase di sviluppo sostenibile

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Marina Natale, ex ceo di Amco

La pazienza paga. Lo scorso anno AMCO, società leader in Italia nella gestione dei crediti deteriorati, ha realizzato non solo incassi sui portafogli recentemente acquistati, ma anche sulle partite del vecchio Banco di Napoli a oltre venti anni dal dissesto dell’istituto di credito; partite finite sotto la sua gestione. In tempi più brevi è stata gestita la vicenda di Asso Werke, eccellenza dell’automotive italiano (serve marchi celebri come Ferrari, McLaren e Bmw). L’azienda pisana era finita in cattive acque e i suoi debiti erano stati rilevati da AMCO che è riuscita, attraverso l’immissione di nuova finanza e ristrutturando il debito per 22,4 milioni di euro, a ridare slancio allo sviluppo industriale, tutelando allo stesso tempo sia i propri interessi sia quelli di circa 350 famiglie. In ogni caso, sia per recuperare crediti di aziende decotte sia per rimettere in carreggiata imprese che hanno ancora un potenziale da esprimere, c’è bisogno di tempo. E proprio “l’essere pazienti” è il mantra aziendale di AMCO società partecipata dal Ministero dell’Economia e Finanze (Mef) che, in virtù della sua genesi societaria, rappresenta una sorta di Giano Bifronte nella finanza italiana.

La sua missione è quella di recuperare crediti deteriorati – con 36,9 miliardi di euro di masse in gestione (a seguito dei deal firmati nel mese di agosto 2022) è tra i primi cinque operatori in Italia – e salvare le aziende dal fallimento, supportarle nei processi di ristrutturazione, anche erogando nuova finanza. Si spiega anche così il perché la società abbia deciso di dotarsi di un codice etico e di 10 principi della gestione del credito – una novità nel mercato italiano NPE (Non Performing Exposures) – per gestire i rapporti con i suoi clienti. Che poi sono i suoi debitori.

Non è l’unica novità peraltro.

“AMCO è impegnata in prima linea nel progetto GLAM, uno dei principali dossier che interessano il mercato finanziario: il trasferimento presso operatori specializzati e investitori istituzionali di una parte dell’ingente portafoglio di crediti bancari garantiti. La stima è di circa 12 miliardi di euro su un totale di oltre 228 miliardi (al luglio 2022) di prestiti garantiti dal Fondo centrale di Garanzia”

Crediti sui quali lo Stato, in considerazione delle emergenze prima della pandemia e poi della guerra in Ucraina, ha rilasciato una garanzia pubblica.

La piattaforma GLAM (Guaranteed Loans Active Management) è una soluzione strutturata da AMCO, dedicata alla gestione e valorizzazione dei crediti garantiti, erogati alle imprese nell’ambito del Temporary Framework Covid-19. Il meccanismo di cessione dei crediti è simile a quello delle cartolarizzazioni con l’emissione di notes che saranno sottoscritte dalle banche originator e da investitori istituzionali privati. La finalità è la stessa, duplice: recuperare i crediti ma al tempo stesso prevenire fallimenti aziendali dando un sostegno alle imprese che lo meritano. In questo caso è presente un terzo obiettivo: evitare che il debito pubblico si appesantisca ulteriormente per l’escussione delle garanzie.

A guidare queste complicate partite è il Ceo di AMCO Marina Natale, sperimentato manager bancario con un lungo pedigree alle spalle. È stata, tra l’altro il braccio destro di Alessandro Profumo in Unicredit dove ha seguito i principali dossier che scandirono l’espansione della banca milanese in quella stagione fortunata. Dal 2017 alla guida operativa di AMCO spiega in questa intervista come la società sta costruendo la propria identità ed i propri progetti.

“La società è nata nel 1989 come SGA – ricorda Natale – un nome molto forte e noto nel mercato finanziario italiano per motivi infausti legati al fallimento del Banco di Napoli. Per supportare lo sviluppo della società, nel 2019 abbiamo lanciato un rebranding e cambiato il logo con AMCO, acronimo legato all’ambizione di essere l’asset manager company di riferimento. È un obiettivo che abbiamo raggiunto. In questi anni siamo cresciuti moltissimo. Siamo passati da 2 miliardi a circa 37 miliardi di crediti in gestione. Avevamo 70 risorse oggi ne abbiamo 360. Siamo pronti per una nuova tappa.

Quale? Abbiamo l’ambizione di rendere sostenibile il nostro percorso di crescita, in generale e non solo dal punto di vista finanziario. Da qui nasce la decisione di diventare un soggetto con una forte vocazione ESG, di lanciare anche un sistema di valori integrato, di costruire un codice etico e 10 principi di gestione del credito. Abbiamo iniziato dalla base: i valori.  

“Non ci siamo rivolti a consulenti esterni, abbiamo ascoltato i nostri colleghi per capire su quali pilastri intendevamo costruire la nostra identità ed ecco che la parola AMCO ha cambiato significato ed è divenuto l’acronimo dei nostri valori: ascolto, modernità, competenza, ottimismo”

Quest’ultimo, in particolare, connota la passione che ci spinge a voler restituire un futuro migliore ai nostri clienti. Lavoriamo nel credito deteriorato che naturalmente è un elemento di difficoltà per l’impresa.  Noi vogliamo accompagnare l’impresa in un percorso di ripresa. I debiti sono un punto di partenza. Da questi valori si dipanano i nostri dieci principi di gestione del credito. Sono best practice (vedi tabella) con ricadute operative molto concrete. Attraverso il numero di transazioni con il cliente abbiamo una misura di quanto è collaborativo il nostro rapporto. Oppure in relazione a quante rimodulazioni di scadenze facciamo con un debitore abbiamo una misura di quanto è paziente il nostro approccio.

Quali sono i vostri target? Pensiamo entro fine anno d’indicare i nostri target. Nel tempo andremo a monitorare se e come ci discosteremo da questi obiettivi. Tutto ciò dovrebbe ridurre l’incertezza cui è strutturalmente esposta l’attività di recupero dei crediti. Il nostro modello di gestione tende a ridurre l’incertezza d’incasso dei nostri crediti. Se aiuti un soggetto a vendere un bene immobile che non è strumentale alla sua impresa ma gli consente un realizzo e di massimizzare il ritorno e avere denaro fresco per la propria impresa, tutto ciò è un’opportunità per il cliente che riesce così a onorare i suoi debiti. Tutto ciò che abbiamo fatto in questi anni lo abbiamo fatto con pazienza: una pazienza che abbiamo codificato nel nostro Codice Etico.

Parla di approccio collaborativo ma le imprese sono proprio così disposte a raccontare tutto della loro situazione, a non tacere aspetti che possono metterle in cattiva luce? La nostra competenza non è soltanto finanziaria ma di comprensione delle dinamiche industriali che condividiamo con l’imprenditore. Cerchiamo di essere partner, di condividere view e strategia, di avviare un cammino comune. Dopotutto è così che ci presentiamo nella nostra comunicazione esterna: nelle nostre immagini vedete persone che camminano insieme.

La minore incertezza potrebbe avere un riscontro anche nella maggiore percentuale d’intese extra giudiziali rispetto al ricorso ai tribunali? La via giudiziale è una strada, una leva di cui disponiamo. Siamo una spa e abbiamo l’obiettivo di massimizzare i risultati economici, dobbiamo comunque tutelare il valore. Se però con il cliente riusciamo a trovare delle soluzioni stragiudiziali che creino un valore superiore per noi e per il cliente, le perseguiamo. Dobbiamo combinare la massimizzazione del ritorno con la ricerca di soluzioni che considerino le ricadute sociali sull’impresa.

Come avete vissuto la pandemia? All’inizio il blocco dei tribunali ha aumentato la spinta stragiudiziale ma in una situazione di stress da parte dei clienti perché influenzata dall’elemento d’incertezza che ha un valore economico altissimo. La pandemia ha inciso sugli economics non solo nostri ma sulle imprese, molte delle quali non sono riuscite a rimborsare i crediti nei tempi previsti dai contratti. Abbiamo allungato i tempi dei rimborsi. Il settore del turismo, per esempio, nonostante la stagione quest’anno sembri essere andata benissimo, ha alcune imprese in difficoltà sia per le chiusure del Covid sia per gli impatti energetici della guerra in Ucraina.

E la garanzia pubblica sui crediti? Ha aiutato e aveva un obiettivo chiaro di finanziare soggetti che avevano necessità di working capital anche con flussi di denaro da 50-60mila euro. Il problema vero è che nessuno si aspettava che il Covid sarebbe durato due anni e che, dopo, sarebbe arrivata la guerra in Ucraina. Questo ha innescato una corsa agli aiuti.

Non è stata anche una droga? Il tema degli aiuti è che bisogna capire quando fermarsi e gestire il post. È quello che noi stiamo facendo con il progetto GLAM.

Di che si tratta? Oggi ci sono oltre 750 miliardi di crediti erogati all’imprese italiane, poi naturalmente si aggiungono i crediti erogati non alle imprese ma alle famiglie e quindi superiamo i mille miliardi. Dei 750 miliardi erogati alle imprese italiane sul mercato ci sono 228 miliardi garantiti dal Fondo Centrale di Garanzia che sono quelli nel perimetro dell’iniziativa GLAM. Il progetto vede AMCO come coordinatore del processo attraverso un meccanismo di gestione dei crediti che le banche hanno deciso di contribuire alla piattaforma. Questi crediti verranno inseriti in patrimoni destinati le cui note saranno sottoscritte in parte dalle banche, in parte da investitori istituzionali privati.

Si tratterebbe di una cartolarizzazione? Non è propriamente una cartolarizzazione ma è assimilabile: il patrimonio destinato trasferisce il credito a un soggetto giuridico che è un comparto separato di AMCO e non incide sui suoi attivi a bilancio. Così come è avvenuto per i crediti delle banche venete.

E poi che succede? Questo patrimonio destinato poi noi lo cartolarizziamo per emettere obbligazioni senior, una parte delle quali ci si aspetta che rimanga in possesso delle banche originator, oltre a mezzanine e junior collocabili anche presso investitori terzi. In questo modo diamo accesso agli investitori a questo mercato dei crediti garantiti che comunque rimborsano dall’80 al 100 per cento.

 Qual è il vostro obiettivo? In caso di un credito garantito, la banca, in una situazione normale, è interessata a escutere la garanzia dello Stato. In presenza di una manifestazione di malessere ha, secondo la normativa, un limite temporale predefinito per inviare la richiesta di escussione della garanzia, riducendo così al minimo la possibilità di ristrutturare l’impresa debitrice. Il risultato è che lo Stato deve quindi registrare i relativi importi come debito pubblico. Ora abbandoniamo questo modello. Interviene AMCO che ha come mission aiutare il cliente a ristrutturarsi attraverso un processo finalizzato a rimettere in carreggiata l’impresa.

Cioè avrete più tempo a disposizione per escutere la garanzia? La via è quella di un approccio sostenibile alla ristrutturazione del debito che altrimenti non sarebbe previsto in caso di escussione della garanzia, anche con possibile erogazione di nuova finanza a supporto dei piani di turnaround. È da evidenziare infatti che, il mancato pagamento di una rata di un credito non comporta necessariamente il default e l’escussione dell’intera garanzia ma, nei tempi previsti, soltanto di quella rata.

“Il recente Decreto “aiuti” che ha normato l’intervento di AMCO e del progetto GLAM, consentirà alle banche e alla stessa AMCO di concedere finanziamenti in presenza di piani di risanamento, escludendoli da eventuali successive azioni revocatore fallimentari”

Che effetto avrà l’inflazione sui crediti deteriorati? Non sono in grado di fare previsioni quantitative, il trend che mi aspetto è che i crediti deteriorati riprenderanno a crescere. Inflazione significa anche maggiore costo del funding. Emettiamo con costi superiori e i flussi attesi si attualizzano a tassi più elevati anche perché scontiamo maggiore incertezza. È il motivo per cui, nel primo semestre 2022, abbiamo svalutato e aumentato gli accantonamenti. Quando gli attivi non generano interessi l’inflazione ha un effetto negativo per chi attualizza i flussi attesi.

Entrate anche nell’equity delle imprese? Se necessario sì, ma lo vediamo come l’ultima misura possibile da attuare. L’equity implica responsabilità gestionali e noi non abbiamo competenze specifiche in tutti i settori industriali: oggi non siamo attrezzati per contribuire alla gestione dell’azienda.

Il Decalogo di AMCO – I dieci principi per la gestione del credito per un approccio collaborativo con il cliente

  • Conformità alle regole e rispetto dell’ambiente
  • Integrità e riservatezza delle informazioni
  • Creazione di un dialogo costruttivo con il cliente
  • Approccio collaborativo
  • Gestione dei fattori di vulnerabilità
  • Gestione di tutti i clienti in modo equo
  • Condivisione preventiva di tutte le condizioni economiche
  • Allineamento dei partner all’approccio rispettoso e paziente
  • Gestione in modo corretto e trasparente dei conflitti di interesse
  • Promozione dell’educazione finanziaria