Dopo quasi un decennio di costante miglioramento, la tendenza in calo dei crediti deteriorati (NPE) nei bilanci delle banche italiane si è arrestata nella prima metà del 2024. Lo segnalano due studi, pubblicati rispettivamente da Unimpresa e da PwC, che giungono a conclusioni sostanzialmente analoghe.
Secondo Unimpresa, che riclassifica i dati provenienti dalla Banca d’Italia, nei primi sei mesi dell’anno che sta per concludersi le sofferenze del settore bancario sono leggermente cresciute a 52,4 miliardi di euro a giugno 2024, segnando un aumento di 2,2 miliardi di euro (+4,4%) rispetto alla fine del 2023. Il rimbalzo ha interrotto una serie ininterrotta di ridimensionamenti nel peso delle sofferenze, che proseguiva dal 2015, quando gli NPL comportavano un onere sui bilanci bancari per ben 337,1 miliardi di euro.
Ora l’attenzione è rivolta al 2025, dove potrebbero riverberarsi gli effetti divergenti di una congiuntura economica debole e del calo dei tassi d’interesse avviato dalla BCE.
«La BCE ha correttamente richiamato alla prudenza. Questo approccio si fonda sulla consapevolezza che i bilanci bancari, nonostante il miglioramento degli ultimi anni, rimangono esposti a potenziali shock derivanti dall’inasprimento delle condizioni finanziarie», ha sottolineato il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora. «Un aumento improvviso dei default», ha aggiunto, «potrebbe compromettere i progressi fatti, portando a un nuovo incremento delle sofferenze. Le difficoltà legate al rallentamento dell’economia, la fragilità del mercato immobiliare in alcuni settori e le incertezze occupazionali costituiscono altri elementi di rischio. È evidente, quindi, che mantenere sotto controllo la qualità del credito e adottare un approccio prudenziale nella concessione di nuovi finanziamenti restano priorità assolute per il sistema bancario».
Secondo lo studio di PwC, che utilizza un aggregato statistico leggermente diverso da quello di Unimpresa, nei primi sei mesi del 2024 lo stock totale di NPE è aumentato a 54,8 miliardi di euro rispetto ai 52,6 miliardi di euro della fine del 2023 (+4,18%).
La crescita è stata accompagnata da afflussi annui di 17,0 miliardi di euro, in aumento dopo diversi anni di stabilizzazione a livelli storicamente bassi di 12-14 miliardi di euro.
Il tasso di default annuale per il primo semestre 2024 è salito all’1,14% dallo 0,88% del 2023, rimanendo al di sotto dei livelli precedenti al 2019-2020 (1,33% nel 2018). Le insolvenze delle imprese hanno guidato questo aumento, salendo all’1,74% (dall’1,35%), in gran parte a causa delle sfide nel settore manifatturiero (tasso di insolvenza: 1,90% rispetto all’1,19% nel 2023).
Anche le insolvenze delle famiglie sono cresciute, ma in misura più modesta, raggiungendo lo 0,69% dallo 0,63%. Secondo l’analisi, si prevede che i tassi di insolvenza nel mercato italiano aumenteranno lievemente nei prossimi 12 mesi, riflettendo potenzialmente le tendenze più ampie osservate in tutta Europa.