La richiesta di Chapter 11 da parte di Intrum negli Stati Uniti segna la fine di un ciclo espansivo per il settore del recupero crediti, dando inizio a una fase di maggiore efficienza e collaborazione con i debitori. E’ quanto scrive Repubblica in un lungo articolo in cui fa il punto sullo stato di salute del settore de credito distressed in Italia. Il comparto è messo sotto pressione – spiega il giornale – a causa della diminuzione dei volumi di Non Performing Exposure (Npe) delle banche e dell’aumento dei costi di cartolarizzazione dovuti alla ripresa dei tassi dal 2022.
I manager e gli azionisti più illuminati suggeriscono un approccio più collaborativo verso i debitori per attenuare le ricadute sociali del business e rivitalizzare il mercato.
DoValue e Intrum Italia hanno avviato operazioni straordinarie per affrontare i rischi operativi e finanziari, con DoValue che ha dovuto ricapitalizzare e fondersi con Gardant, mentre Intrum ha avviato una riorganizzazione aziendale e chiesto il Chapter 11 per accelerare la ricapitalizzazione.
I problemi che l’industria del credito deteriorato sta vivendo si collocano in un contesto sociale sempre più complesso. La crescita della povertà assoluta in Italia, che nel 2023 riguardava 5,7 milioni di persone, aumenta la pressione su politici e regolatori per introdurre forme di mitigazione delle norme sui crediti inesigibili, con proposte di “cartolarizzazioni sociali” e altre misure per aiutare i debitori.