La quota dei crediti presenti nei bilanci dei comuni italiani vale circa 25 miliardi e di questi circa 6, cioè poco meno di un quarto, sono considerati recuperabili. Il dato è emerso nel corso dell’audizione svolta dall’Ifel, la fondazione dell’associazione dei comuni italiani Anci, presso la commissione presieduta dall’ex magistrato contabile Roberto Benedetti e incaricata di valutare in che modo può essere ridotto l’ammontare del magazzino fiscale dello Stato. È una partita che vale 1.275 miliardi di arretrati complessivi ancora nei cassetti della nostra amministrazione finanziaria, oltre 21.000 euro per ogni italiano, in un conto che comprende anche i neonati, ha riferito in questi giorni Il Sole 24 Ore. Quello con Ifel è stato il primo incontro, subito seguito dall’audizione con Prelios e da quelle che nelle prossime settimane vedranno alternarsi di fronte alla commissione ministeriale anche Inps, Inail, Amco, Corte dei conti, Regioni e Province.
I crediti dei sindaci – ha scritto Il Sole 24 Ore – rappresentano una partita importante per quei comuni più in difficoltà con la riscossione. La teoria delle regole contabili impone alle amministrazioni – ha spiegato il giornale – “una pulizia completa dei bilanci dai residui troppo invecchiati, ma la realtà dei singoli consuntivi può essere più articolata”. Il dubbio potrebbe essere quello che crediti in effetti inesigibili continuino a rimanere nei bilanci degli enti locali, perché diversamente i loro deficit contabili si dilaterebbero ulteriormente. In questa partita poi un maggiore ruolo – osserva ancora il quotidiano – potrebbero giocarlo anche “le amministrazioni e i concessionari privati, in linea con il loro rafforzamento previsto dal decreto attuativo della delega sulla riscossione locale, atteso in Conferenza unificata e poi in Consiglio dei ministri nelle prossime settimane”.