La Corte di Cassazione è tornata in questi giorni (con la sentenza del 03 maggio 2024, n. 12007) a pronunciarsi sulla vicenda Euribor. Dopo aver decretato a dicembre 2023 l’illegittimità del tasso Euribor, in quanto oggetto di manipolazione, e di tutte le clausole che pattuivano interessi su mutui, finanziamenti e leasing legati a tale tasso, inserite in contratti firmati tra il 29 settembre 2005 e il 30 maggio 2008, ora gli Ermellini cambiano idea. E ribaltano le carte in tavola rispetto alla decisione che ha statuito la nullità della clausola determinativa del tasso di interesse con parametrazione all’Euribor. I contratti infatti, secondo la Suprema corte, potrebbero non essere necessariamente nulli. In alcuni casi tuttavia i risarcimenti potrebbero essere possibili.
Il quesito
Quale la questione di diritto affrontata dalla Suprema Corte? La Terza Sezione Civile si è interrogata in particolare sulla validità delle clausole contrattuali che, per determinare il tasso di interesse, moratorio o convenzionale, relativo a obbligazioni assunte dalle parti, facciano riferimento al parametro costituito dall’Euribor. In particolare la Cassazione si è domandata se i contratti di mutuo che utilizzano l’Euribor come parametro per determinare i tassi d’interesse possano essere considerati contratti “a valle” rispetto alle pratiche anticoncorrenziali finalizzate a manipolare il tasso Euribor, che hanno portato a sanzioni da parte della Commissione Europea nel 2013 e nel 2016.
La domanda specifica che si è posta la Terza Sezione Civile è se le clausole contrattuali in questione rappresentino un’applicazione di tali pratiche anticoncorrenziali. Per stabilirlo – secondo quanto emerge dalla sentenza – è necessario verificare se queste clausole siano state create o influenzate dalle pratiche illecite che hanno alterato l’Euribor e se vi sia un legame diretto tra tali pratiche e le clausole stesse. Se così fosse, potrebbero essere considerate come un’applicazione di intese anticoncorrenziali. Gli Ermellini si sono inoltre domandati se possa incidere sulla validità del regolamento negoziale, il fatto che il parametro di riferimento per fissare il tasso degli interessi voluto dalle parti possa aver subito una eventuale alterazione a causa di condotte illecite di terzi.
I contratti non sono necessariamente nulli
La Cassazione ha dunque stabilito, secondo quanto si deduce dalla pronuncia, che i contratti di mutuo che includono clausole riferite all’Euribor, stipulati da soggetti che non sono coinvolti in pratiche anticoncorrenziali, non possono essere considerati illegali o nulli a meno che non vi sia prova che uno dei contraenti fosse consapevole di tali pratiche e avesse intenzione di conformarsi a esse.
Gli Ermellini hanno poi aggiunto che se viene dimostrato che l’Euribor è stato manipolato da pratiche illecite per un certo periodo, le clausole che lo utilizzano per determinare il tasso d’interesse potrebbero essere soggette a parziale nullità. Questo si verifica quando le manipolazioni rendono impossibile o incerta la determinazione corretta del tasso d’interesse.
Quando i risarcimenti sono possibili
In caso di manipolazione dimostrata dell’Euribor, e se la clausola sul tasso d’interesse diventa parzialmente nulla, possono sorgere conseguenze come la possibilità di sostituire il parametro o di ottenere risarcimenti. La sostituzione potrebbe avvenire tramite meccanismi normativi se non si riesce a ricostruire il valore “genuino” del tasso senza manipolazioni. Inoltre, il contraente danneggiato potrebbe avere diritto a risarcimenti contro i responsabili del danno.