Si conclude con una vittoria per Monte dei Paschi di Siena il procedimento intentato dai Fondi York con un ricorso al Tribunale di Milano. Si tratta dell’ultimo dei numerosi procedimenti legali che hanno coinvolto la banca toscana negli ultimi anni. Il ricorso, con sentenza del 16 maggio scorso, è stato rigettato e considerato lite temeraria. Ora tra risarcimenti agli interessati e spese legali i fondi York dovranno versare oltre 1,5 milioni di euro.
La sentenza di primo grado infatti condanna quattro fondi York a pagare circa 1,1 milioni di spese processuali in favore delle società Mps e Nomura ed anche verso gli ex vertici Alessandro Profumo e Fabrizio Viola e l’allora presidente del collegio sindacale Paolo Salvatori. A cui si aggiungono altri 460mila euro proprio per aver tentato una lite temeraria, ovvero senza una valida base giuridica, con il solo intento di nuocere alla controparte e ottenere un vantaggio (ingiusto). La sentenza si aggiunge a quella del recente passato relativa alle richieste del fondo Alken, di cui era consulente Giuseppe Bivona, uno dei principali contestatori dell’allora gestione del Monte dei Paschi.
La causa
I Fondi York avevano intentato causa contro MPS, l’ex presidente Alessandro Profumo e l’ex amministratore delegato e direttore generale Fabrizio Viola, l’ex presidente del collegio sindacale dott. Paolo Salvadori, nonché contro Nomura International PLC, chiedendo 187 milioni di euro di risarcimento danni tramite la condanna in solido della banca e di Nomura.
Nel ricorso si sosteneva che i danni derivavano dall’aver partecipato all’aumento di capitale della banca senese realizzato nel 2014 e nell’aver investito, nel corso dello stesso anno, in contratti derivati di “equity swaps” aventi come sottostante le azioni Monte Paschi sulla base di bilanci a loro dire viziati per l’erroneo trattamento contabile di un’operazione di finanza strutturata (l’operazione “Alexandria”) e dei crediti deteriorati. In sostanza, secondo i Fondi York le operazioni finanziarie e le pratiche contabili di MPS, sarebbero state fuorvianti e lesive per gli investitori a causa delle informazioni incomplete fornite a bilancio riguardo alla reale situazione finanziaria della banca, che avrebbero influenzato negativamente le decisioni di investimento.
La sentenza del Tribunale di Milano
La sentenza del tribunale milanese ha rigettato tutte le richieste del fondo Alken, ritenute prive di fondamento. Di conseguenza, Viola, Profumo e Salvatori sono stati scagionati da ogni accusa e riceveranno un risarcimento. La sentenza, lunga 59 pagine, condanna gli attori al pagamento delle spese processuali, quantificate in 240mila euro più un 15% di spese generali, a favore di Banca MPS, Alessandro Profumo, Fabrizio Viola, Paolo Salvadori e Nomura International.
Inoltre, per lite temeraria, viene imposta una sanzione pari alla metà delle spese processuali. La sentenza critica gli investitori professionali per aver avanzato una domanda risarcitoria senza la dovuta prudenza, basata su responsabilità non configurabile riguardo ai rischi noti del mercato e agli strumenti finanziari scelti. Questo ha portato alla condanna per abuso del processo ai sensi dell’art. 96 comma 3 c.p.c.
Nel testo della sentenza si legge che “non era configurabile alcuna alterazione decettiva (ingannevole ndr) nel quadro informativo fornito all’epoca”. Si spiega poi che “deve escludersi persistessero carenze informative sulle operazioni di finanza struttura incriminate”. Secondo i giudici le informazioni “erano infatti più che sufficienti a consentire all’investitore accorso sul mercato azionario di borsa di valutare sia i rischio specificatamente connesso alla natura delle operazioni in derivate Santorini e Alexandria, sia il rischio legato all’esito degli accertamenti in corso da parte dell’Autorità di vigilanza in ordine alla necessità di incrementare in misura anche rilevanti gli accantonamenti a copertura del rischio derivante dai crediti deteriorati”.