In Italia i crediti deteriorati netti delle banche sono previsti mantenersi a livelli storicamente contenuti e al di sotto del 2% da qui al 2026. Sono le previsioni illustrate dal vice direttore vicario dell’Abi, Gianfranco Torriero durante un seminario. In generale, il tasso di deterioramento del credito è stato in lieve aumento nel primo trimestre del 2024, ma lontano dai picchi toccati nel 2015 e inferiore alla media storica. Per i non performing loans netti le stime elaborate dall’associazione indicano l’incidenza all’1,9% quest’anno, al 2% il prossimo e all’1,8% nel 2026. Per l’incidenza dei crediti deteriorati lordi è atteso il 3,7% quest’anno, 3,9% il prossimo e 3,6% nel 2026.
In generale Torriero ha rilevato spiragli di ripresa in Italia dalla domanda di mutui delle famiglie che, dopo un prolungato periodo di contrazione legato alla stretta monetaria operata dalla Bce, ora è tornata a crescere, sebbene a ritmi contenuti. Nel frattempo la dinamica della domanda di credito da parte delle imprese resta più sottotono. Nel quadro di tassi di interessi più elevati che in passato le aziende preferiscono utilizzare risorse interne e, nel 90% dei casi, giudicano i loro livelli di liquidità adeguati.
Un fattore di debolezza economica in Italia è rappresentato dalle difficoltà del manifatturiero attestrata da fatto – ha sottolineato Torriero – che si è registrato il 19esimo mese consecutivo di contrazione della produzione industriale. Sulle prospettive pesano soprattutto i rischi geopolitici, seguiti da quelli dovuti al crescente protezionismo commerciale e poi i rischi climatici e quelli collegati alle questioni demografiche. All’opposto, in Italia è invece positiva la dinamica contenuta dell’inflazione, inferiore alla media dell’area euro.