Occorrerà attendere ancora qualche giorno prima di conoscere il giudizio di illimity all’Opas lanciata da Banca Ifis sul 100% del suo capitale. È quanto filtra dalla banca milanese di via Soperga, che ancora non ha convocato il suo cda per esaminare l’offerta di acquisto mista, parte in contanti e parte attraverso lo scambio con i propri titoli, avanzata dall’istituto di credito della famiglia Fürstenberg per un corrispettivo totale di 298 milioni di euro. La banca fondata da Corrado Passera e i suoi principali azionisti stanno evidentemente decidendo il da farsi e come valutare il corrispettivo offerto, una valutazione in cui non sarebbe soltanto in discussione il prezzo, ma anche le prospettive industriali dell’operazione.
Nell’agosto dello scorso anno, quando il titolo di illimity veleggiava incontro ai 4,5 euro a Piazza Affari, lo stesso Passera definì in un’intervista a “Be Bankers” la sua creatura molto sottovalutata dal mercato. E non c’è motivo di ritenere che in questo periodo abbia cambiato idea. Allo stesso tempo, però, la way out offerta da Banca Ifis consente di recuperare in parte la perdita subita nell’ultimo periodo. In particolare, la valutazione, considerata fair dall’offerente (pari a 3,55 euro ad azione), è a premio del 7,9% rispetto alla quotazione di illimity dell’ultimo mese e del 3,3% rispetto all’ultimo trimestre.
Naturalmente, nella risposta all’Opas varranno anche considerazioni più direttamente industriali.
illimity sta vivendo una fase delicata di passaggio del proprio modello industriale dopo che, all’inizio del 2024, ha annunciato la sua uscita dal business degli Npl e la sua focalizzazione nel credito alle PMI performing o per quelle bisognose di una ristrutturazione. Ma occorre tempo perché il nuovo motore inizi a marciare a pieno regime. La società di Passera è stata penalizzata, nel suo precedente modello industriale, dal drastico calo dei flussi di Npl provenienti dalle banche, dall’aumento dei tassi d’interesse che ha aumentato i costi della raccolta e anche da alcune nuove regolamentazioni bancarie. Su tutte, il calendar provisioning, la regola in vigore per le banche (ma non per i servicer) che impone una progressiva svalutazione dei crediti deteriorati.
Banca Ifis ritiene di poter realizzare sufficienti economie di scala con l’operazione, potendo contare su un portafoglio complessivo di Npl, inclusi i flussi provenienti da illimity, di 33 miliardi, oltre a più contenuti costi di raccolta (anche frutto di una rete di 27 sportelli). In più, con illimity, Banca Ifis aprirebbe i propri orizzonti operativi a nuovi ambiti in cui attualmente è ancora poco presente (corporate & investment banking).
Perché l’Opas abbia successo – precisa il documento d’offerta – le adesioni dovranno superare il 66% (la quota di maggioranza nelle assemblee straordinarie). Ora la parola spetta agli azionisti di illimity .
Ma chi sono? Ad oggi, il capitale della banca – ha ricordato un articolo di Walter Galbiati su “La Repubblica” – è in mano per il 4% all’attuale amministratore delegato Corrado Passera e, legati a lui attraverso un patto di consultazione, ci sono con il 7,7% Atlas Merchant Capital, un fondo con base tra Londra e New York che investe in azioni e titoli di debito, e con il 7% Tensile Capital Management, un altro fondo americano con sede a San Francisco.
Tra gli altri azionisti, poi, compaiono con il 7,25% Andrea Pignataro, uno degli imprenditori più ricchi d’Italia che tra le sue partecipazioni vanta Ion, Cerved, Prelios e Cedacri, Banca Sella con il 10% e infine la Fidim della famiglia Rovati con il 9,7%. Tutti i grandi azionisti insieme raccolgono oltre il 44% delle azioni, mentre il solo patto di consultazione si ferma al 18%. Per bloccare l’offerta, un eventuale fronte contrario dovrebbe arrivare ad almeno il 35% del capitale.
Gli analisti, intanto, hanno iniziato a valutare l’operazione. Per Equita, l’integrazione fra Banca Ifis e illimity ha un senso industriale e offre benefici per entrambe le banche. “Il target di utile netto al 2027 e le sinergie identificate dal management per la combined entity ci sembrano ragionevoli”, scrive la società di investimento, rilevando che il mercato ha reagito con ottimismo, facendo salire illimity a premio rispetto all’offerta. Tuttavia, Equita ritiene improbabile che, in assenza di novità significative riguardo ai target, l’offerta subirà modifiche.
Anche per Intermonte, che a differenza di Equita non ha avuto ruoli di consulenza nell’offerta, la proposta di Banca Ifis presenta “un solido razionale strategico, grazie alla complementarietà tra alcune aree di business, al potenziale significativo di sinergie sia di costo che di ricavo e alla notevole sottovalutazione di illimity (attualmente scambiata intorno a 0,3 volte il capitale tangibile), che potrebbe generare un consistente badwill”.
Gli analisti di Banca Akros, che hanno alzato il target price di illimity da 3,7 a 3,9 euro per allinearlo al controvalore dell’offerta di Ifis, raccomandano agli azionisti di “accettare l’offerta”. Quanto a Ifis, “confermiamo la nostra stima per una reazione di valore di circa 135 milioni per gli azionisti di Banca Ifis”, pari a circa 2,2 euro ad azione, per effetto della realizzazione delle sinergie. Di conseguenza, il target price viene alzato da 22,9 a 25,1 euro ad azione e la valutazione da ‘neutrale’ ad “accumulare”.