PMI: frenata dei crediti garantiti dallo Stato in arrivo con la Legge di Bilancio

Le banche che erogheranno i finanziamenti agevolati dovranno versare un premio al Fondo di Garanzia. L’entità dell’aggravio verrà stabilita da un successivo decreto ministeriale.

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La frenata ci sarà, ma non è ancora chiaro quale ne sarà l’intensità. Negli articoli della legge di bilancio per il 2025, varata a fine anno dal Parlamento, non è stata soltanto ridotta l’entità delle garanzie che il Fondo per le PMI potrà accordare sui crediti (vedi Be Bankers del 24 dicembre 2024). È stato anche introdotto – questa è la principale novità – un robusto disincentivo alle banche che vi fanno ricorso.

«Per le garanzie richieste e ottenute a decorrere dal 1° gennaio 2025, i soggetti che erogano finanziamenti bancari assistiti dalla garanzia» – precisa il comma 451 all’art. 1 della legge di bilancio – «versano al relativo Fondo un premio, in aggiunta al premio eventualmente dovuto sulla singola operazione».

La legge non precisa quale sarà l’entità dell’aggravio, che verrà stabilito da un futuro decreto del Ministro delle imprese e del Made in Italy. Si limita a indicare (comma 452) che il premio dovrà essere versato al Fondo di Garanzia per le PMI «entro il 30 giugno dell’anno solare successivo a quello in cui sono state richieste e ottenute le garanzie».

Non manca poi un successivo comma (n. 453) dall’incerta applicazione. Le nuove misure – spiega letteralmente il testo del provvedimento legislativo – «non determinano nuovi o maggiori oneri a carico dei soggetti finanziati, ulteriori rispetto a quelli applicati sulle operazioni di finanziamento alla data di entrata in vigore della presente legge».

L’incertezza nasce dal fatto che sostanzialmente tutti i commentatori che si sono esercitati a interpretare la novità legislativa sono stati concordi nel ritenere che i nuovi premi verranno ribaltati dalle banche ai soggetti finanziati attraverso un maggiore costo del credito. «I previsti maggiori costi per le banche li pagheranno le aziende», ha titolato un articolo de Il Sole 24 Ore il 21 dicembre scorso.

È lecito attendersi – ha convenuto un articolo di Italia Oggi pubblicato il 3 gennaio scorso – che «tale costo verrà fatto sostenere implicitamente al beneficiario finale (impresa), sotto forma di maggiorazione dello spread applicato ai vari finanziamenti erogati dal sistema bancario».

Il ricorso alla garanzia pubblica consente agli istituti di credito sostanziali alleggerimenti nei propri ratios patrimoniali, e le banche non sembrano disposte a rinunciare facilmente a quel beneficio. «Salvo rare eccezioni – ha osservato ancora Italia Oggil’impresa debitrice non dispone del potere negoziale sufficiente per imporre alla banca l’esclusione della garanzia pubblica dal rapporto di credito».

Vi sono pertanto molti dubbi che, in virtù delle nuove regole, possano essere evitati «nuovi o maggiori oneri a carico dei soggetti finanziati». Le imprese, peraltro, già si stanno preparando a una riduzione delle garanzie pubbliche disposta, anch’essa, con la legge di bilancio. Con il comma n. 450 verrà ridotta dal 60-55% al 50% l’aliquota per la garanzia sui finanziamenti di liquidità per ogni tipologia di PMI, mantenendo invece all’80% quella per le operazioni finalizzate ai programmi di investimento e per le startup. È una modifica – ha sottolineato Gaetano Stio, presidente del gruppo NSA – destinata a pesare in particolar modo sulle microimprese che «investono senza programmare gli investimenti, ma utilizzano la liquidità per cogliere le opportunità di investimento» (Be Bankers, 24 dicembre 2024).