Previsioni sui mercati finanziari: scenario double face dei gestori di Natixis

Il sondaggio condotto nei mesi di ottobre e novembre tra 500 investitori istituzionali in 28 Paesi conferma il miglioramento del sentiment sul fronte macro

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Con i fondamentali dell’economia relativamente positivi, le maggiori nubi che si addensano all’orizzonte vengono dalla geopolitica. È in sintesi il quadro che emerge dal consueto sondaggio di Natixis Investment Managers (Natixis Im), condotto quest’anno tra ottobre e novembre tra 500 investitori istituzionali in 28 Paesi che gestiscono complessivamente un patrimonio di 28,3 mila miliardi di dollari per pensioni pubbliche e private, assicurazioni, fondazioni, dotazioni e fondi sovrani di tutto il mondo.

Il sondaggio, di cui scrive MF, conferma che il sentiment sul fronte macro è migliorato nel corso di quest’anno: il numero di istituzionali che ritengono inevitabile una recessione è sceso dal 51% del 2024 ad appena il 30%. Il 57% non prevede una recessione nel 2025 e meno di uno su cinque (18%) pensa a un rallentamento economico tale da stroncare l’attuale rally. Allo stesso modo, il 68% è fiducioso del fatto che l’inflazione raggiungerà i livelli target nel 2025. Ma non mancano i timori che appunto si concentrano soprattutto sullo scenario geopolitico. Sia nelle valutazioni del portafoglio che nei tassi – sono i due principali rischi rappresentati dai gestori – è facile cogliere i collegamenti con la politica.

In particolare per quanto riguarda la sostenibilità dell’attuale rally di mercato che sarà determinata dalle banche centrali. Su questo pesano soprattutto le maggiori incognite relative alla politica di Donald Trump dato che i grandi gestori hanno necessità di capire se porterà inflazione (al terzo posto tra i rischi di portafoglio con il 40%) e quindi una risposta della Fed.

Un dubbio che si riflette sulle allocazioni: una metà degli investitori pensa che nel 2025 la borsa Usa sarà la migliore e un’altra metà invece propende per le restanti borse internazionali. Anche sul fronte macro gli istituzionali vedono ancora un ampio ventaglio di minacce economiche per l’anno a venire. Le loro maggiori preoccupazioni riguardano in primis le relazioni tra Stati Uniti e Cina (34%), soprattutto per quanto riguarda la citata politica sui dazi di Trump che in realtà mette nel mirino diversi Paesi al mondo, ma tra tutti sicuramente il colosso asiatico è al centro.

Al secondo posto c’è l’espansione delle guerre in corso (32%). Di conseguenza, per queste incertezze, dopo il percorso relativamente tranquillo delle principali asset class nel 2024, molti prevedono un aumento della volatilità nell’azionario (62%), obbligazionario (42%) e nel valutario (49%) nel 2025. Inoltre, data la natura speculativa e la volatilità degli investimenti in criptovalute, il 72% non le ritiene adatte alla maggior parte degli investitori. «Gli istituzionali si avvicinano al 2025 con un maggiore senso di ottimismo. Pur vedendo una serie di rischi all’orizzonte, sembrano fiduciosi nella loro capacità e in quella del mercato di resistere alle pressioni geopolitiche e ai potenziali cambiamenti macroeconomici per uscirne vincitori. Pochi stanno modificando la strategia a lungo termine», afferma Marco Barindelli, country head per l’Italia di Natixis Im.