Riforma della prescrizione: la Lega propone di ridurre i termini per reati fallimentari

I termini non cambierebbero, ma inizierebbero a decorrere dal momento della «distrazione»

0
222
sala-giudiziaria

Mentre la riforma della prescrizione sta iniziando il suo iter al Senato, la Lega ha presentato un emendamento per ridurre ulteriormente i termini di prescrizione. Ma non per tutti i reati, solo per quelli che prevedono delle «condizioni di punibilità», tipicamente i reati fallimentari come la bancarotta.

La proposta del senatore leghista Manfredi Potenti – segnala il Fatto Quotidiano – prevede una modifica sostanziale nei tempi di prescrizione per il reato di bancarotta che, secondo i giuristi contattati dal giornale, rischia di creare un «salvacondotto» per molti imputati che hanno fatto fallire, anche in maniera fraudolenta, le proprie aziende.

Nello specifico, la proposta leghista non cambia i termini con cui viene prescritto il reato di bancarotta – 7 anni per quella semplice, 10 anni per quella fraudolenta – ma modifica l’inizio della decorrenza, cioè il momento da cui inizia il calcolo della prescrizione. Secondo il disegno di legge leghista, infatti, la prescrizione inizia a decorrere non più dal momento in cui viene dichiarato il fallimento dell’azienda o la liquidazione giudiziale, ma dopo un anno dalla distrazione.

La modifica è sostanziale, e il quotidiano fa il caso di una bancarotta semplice che si prescrive in sette anni. «Se un’azienda fallisce nel 2025» – spiega l’articolo – «il reato si prescrive nel 2032. Ma se ha aggravato il proprio dissesto, per fare un esempio, cinque anni prima, nel 2020, il reato si prescriverà nel 2027. Quindi due anni dopo la liquidazione dell’azienda. Con i tempi biblici della giustizia italiana, dunque, per evitare la prescrizione, pm e giudici dovranno concludere inchiesta e processo in due anni. Impossibile». In alcuni casi, oggi, il fallimento può avvenire anche a dieci anni di distanza dalla prima distrazione o evasione, rendendo di fatto impossibile punirlo con questa norma.

L’effetto, secondo il professore di Diritto Penale dell’Università Statale di Milano, Gian Luigi Gatta, sarà una sorta di «depenalizzazione» del reato. «L’esperienza» – spiega Gatta, già consulente della ministra Marta Cartabia – «dovrebbe avere insegnato, a venti anni esatti dalla legge ex Cirielli, che ridurre il tempo in cui si prescrive il reato, in un sistema giudiziario lento, vuol dire in molti casi depenalizzare di fatto reati non bagatellari. Prima di ragionare sulla riduzione dei tempi di prescrizione del reato bisognerebbe ridurre i tempi dei processi, altrimenti si condannano reati e vittime a morte certa e si fa funzionare a vuoto la macchina giudiziaria, con enorme dispendio di risorse pubbliche».

Posizione condivisa da Sergio Rossetti, giudice delegato del Tribunale di Milano, secondo cui l’emendamento «va in direzione esattamente contraria al principio cardine del codice della crisi, che è quello della tempestiva emersione dell’insolvenza. Se entrasse in vigore quella norma, gli imprenditori sarebbero invece tentati di posticipare il più possibile il fallimento per sperare in una possibile prescrizione».