Riforma settore NPL: per l’avvocato Cristina Biglia il ddl 843 contiene “solo una sanatoria per i soggetti inadempienti”

La legale, socia dello studio Pavesio e Associati with Negri-Clementi, dice la sua sulle proposte di riforma dei crediti deteriorati, lo stato dell’arte di Utp e Stage2 e traccia un bilancio sul primo anno del Codice della Crisi e dell’Insolvenza

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L'avvocato Cristina Biglia, socia dello studio Pavesio e Associati with Negri-Clementi

Cristina Biglia è un avvocato, socia dello studio Pavesio e Associati with Negri-Clementi, con sedi a Torino, Milano e Roma. Specializzata in diritto bancario e dell’intermediazione finanziaria, diritto fallimentare e societario, esprime a BeBankers.it il suo punto di vista sui temi ‘caldi’ del momento per gli operatori del settore crediti deteriorati.

 Il mercato dei crediti deteriorati da tempo fa i conti con l’ipotesi di una riforma che ad oggi prevede la possibilità per il debitore di estinguere la propria posizione pagando un 20% aggiuntivo sul prezzo di chi ha comprato il suo debito. Come valuta questo provvedimento? Quali effetti avrebbe sul mercato?

Se adottato, il disegno di legge n. 843 del 31.01.2023 sarebbe immediatamente bersagliato da una serie di censure, anche sotto il profilo della sua tenuta costituzionale. La natura retroattiva del provvedimento, insieme alle caratteristiche della misura adottata, infatti, impongono una serie di riflessioni soprattutto alla luce delle forti critiche già sollevate da Banca d’Italia al disegno di legge n. 788 del 2018, il cui contenuto è sostanzialmente ripetuto nel nuovo progetto. Si tratta di una sorta di “condono” o “sanatoria” offerta a tutti i soggetti inadempienti, senza fare distinzione rispetto a quelli realmente indigenti, prestandosi altresì a strumentalizzazioni da parte dei debitori.

È previsto un complesso regime informativo imposto al cedente e al cessionario, il cui mancato compimento ingenera conseguenze di notevole entità, come l’impossibilità di avviare azioni esecutive e cautelari.

Particolarmente colpite dalle nuove misure sarebbero, inoltre, le società di servicing che non potrebbero più rispettare gli impegni contrattuali presi e il business plan proposto, con possibili ricadute negative sulla profittabilità e solidità di tali società e con impatti occupazionali.

Il disegno di legge prevede che l’avvenuto pagamento del debito determini l’automatica cancellazione della posizione debitoria in sofferenza, dalla Centrale dei rischi della Banca d’Italia, compromettendo il buon funzionamento del sistema segnaletico nel suo complesso.

Occorrerebbe ridurre la platea dei debitori coinvolti, limitandoli alle famiglie, ai liberi professionisti e alle micro-imprese, favorendo così effettivamente la ripresa dell’accesso al credito da parte di questa categoria di soggetti.

Oggi l’attenzione degli operatori è concentrata soprattutto su Utp e Stage2. Dal suo punto di osservazione da parte degli originator c’è la giusta dose di attenzione a questo segmento o dovrebbe esserci più proattività per evitare un peggioramento delle condizioni di questi crediti

Dopo la pulizia dei bilanci bancari dai crediti deteriorati degli scorsi anni, le banche e gli intermediari finanziari abbiano ora rivolto giustamente l’attenzione ai prestiti classificati in Stage 2 e/o in forborne, che richiedono un approccio di gestione più aziendale, rivolto quasi esclusivamente al ripristino in bonis dei debitori in difficoltà. Per fare ciò, è determinante che vengano coinvolte figure professionali ad hoc che sappiamo affrontare queste specifiche tematiche, anche sotto il profilo delle soft skills.

In ritardo di quasi due anni rispetto alla data prevista a luglio 2022 è stato introdotto il Codice della Crisi e dell’Insolvenza. Che bilancio possiamo fare ad oggi?

Nonostante il ritardo dell’entrata in vigore del Codice della Crisi, ritengo che i nuovi strumenti ivi previsti abbiano avuto e stiano avendo un notevole impatto positivo sul tessuto imprenditoriale italiano. Mi riferisco in particolare alla composizione negoziata della crisi che rispecchia il nuovo approccio maggiormente favorevole a procedure che consentono la prosecuzione delle attività nel presupposto della continuità aziendale, rispetto a quelle che conducono alla liquidazione dell’impresa.