Settore bancario: i profitti delle banche hanno raggiunto il top e la discesa potrebbe essere prossima

Un’analisi di Rony Hamaui sulla “Voce”

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Rony Hamaui

I profitti delle banche italiane potrebbero aver raggiunto il loro picco e dovremmo dunque attenderci un prossimo riflusso. La previsione, in un articolo sulla “Voce”, è di Rony Hamaui, ascoltato economista, ex capo del centro studi della Comit. Anche nel 2024 – ha spiegato Hamaui – i profitti delle banche stanno crescendo, trainati da alto margine di interesse, tenuta delle commissioni e costi e accantonamenti che restano bassi. Vari fattori fanno però pensare che la situazione sia destinata a cambiare presto. Nel primo semestre di quest’anno le principali banche italiane hanno realizzato profitti eccellenti: oltre 13 miliardi, +18 per cento sullo stesso periodo dell’anno precedente. “Così gli amministratori hanno promesso agli investitori di chiudere lesercizio 2024 e 2025 con risultati altrettanto gloriosi. Tuttavia, se si analizzano con attenzione i dati trimestrali delle diverse poste di bilancio si ha limpressione che il livello dei profitti degli istituti di credito abbia toccato il suo massimo: al netto di poste eccezionali, il margine dintermediazione del secondo trimestre è risultato pari a quello del primo. La confusione con la quale sono stati redatti molti comunicati stampa lascia poi perplessi”.

Il vero problema diventa allora capire quanto i risultati positivi siano destinati a durare: rappresentano un fenomeno strutturale o sono solo il risultato di una particolare congiuntura?   

La velocità e l’intensità del rialzo dei tassi d’interesse ufficiali, poi la lentezza della loro discesa, l’abbondantissima liquidità ancora presente nel sistema e il fatto che sinora le economie non siano cadute in recessione spiegano questa dinamica. Infatti, diversamente dagli altri cicli, i tassi sui depositi sono rimasti a lungo bassi, mentre non si è registrata nessuna fuga dai depositi e soprattutto nessun aumento dei crediti in sofferenza.

Un recente lavoro del Fondo Monetario Internazionale (“Profitability in Europe: Not Here to Stay”), citato da Hamaui, dopo aver analizzato con cura i bilanci di oltre 2.500 banche europee a partire dall’inizio del secolo, giunge alla conclusione che gli abnormi utili degli ultimi due anni diminuiranno presto, una volta che i tassi ufficiali inizieranno a scendere, riducendo i margini d’interesse, mentre gli accantonamenti cominceranno a erodere i profitti con il tradizionale ritardo.

Una serie di problemi strutturali che hanno limitato negli ultimi due decenni la performance delle banche europee, specie se confrontate con quelle americane, è rimasta in gran parte irrisolta. Fra questi, citiamo l’assenza di un mercato dei capitali profondo, che permetta di raccogliere più commissioni di trading e d’intermediazione, una bassa concentrazione e quindi un limitato potere di mercato in molte giurisdizioni, una scarsa internazionalizzazione e un eccessivo numero di filiali. Bisogna poi ricordare che le banche americane hanno investito molto di più in tecnologia – e ciò ha permesso loro una crescente automazione dei processi – e hanno goduto di una più forte crescita macroeconomica.