Dopo cinque anni di moratorie e sostegni per i mutui garantiti dallo Stato, l’amministrazione Trump ha annunciato la fine del programma FHA di assistenza Covid (cioè il programma della Federal Housing Administration per sostenere i mutuatari in difficoltà) a partire da settembre 2025.
La decisione, che segna un’inversione di rotta rispetto all’intento dell’ex presidente Biden di renderlo permanente, è motivata dall’aumento delle insolvenze e dai timori di una nuova bolla immobiliare. Secondo la testata Nevada Current, alcuni analisti, come l’economista Mark Zandi di Moody’s, considerano l’alto tasso di morosità tra i mutui FHA un campanello d’allarme economico, pur precisando che «non basta da solo a spingere il Paese in recessione».
I prestiti FHA – rivolti soprattutto a compratori alla prima casa con basso punteggio di credito – rappresentano meno del 15% del mercato, ma nel 2024 hanno generato il 90% delle 131.000 nuove morosità.
Nello stesso anno, l’agenzia federale ha erogato oltre 2,6 miliardi di dollari per coprire i mancati pagamenti dei mutuatari attraverso il meccanismo delle «partial claims», ossia versamenti temporanei che vengono sommati al debito complessivo senza interessi.
Il programma di aiuti dell’FHA, criticato da alcuni esperti come un «fallimento della mitigazione del rischio», ha finora evitato quasi del tutto i pignoramenti, con solo 9 casi su oltre 52.000 mutui gravemente in ritardo. Tuttavia, secondo ATTOM Data Solutions (società statunitense specializzata in analisi immobiliari), nel primo trimestre del 2025 i segnali di crisi stanno riemergendo, soprattutto in stati come il Nevada.
L’FHA difende il proprio operato, affermando che dal 2020 al 2024 ha aiutato 1,7 milioni di mutuatari, con il 77% tornato in regola. Ma con la fine del programma, molti potrebbero essere costretti a vendere per evitare il pignoramento o perdere la casa, con un conseguente aumento dell’offerta sul mercato e un calo dei prezzi.