Stretta Bce sulla misurazione dei rischi “emergenti” su inflazione, tassi, energia, clima

Bce-Ssm ha condotto una consultazione su 53 banche vigilate relativa alla valutazione di sei rischi “emergenti” e i metodi di misurazione delle perdite potenziali provenienti da questi rischi e l’impatto sulla classificazione dei rischi di secondo (Stage 2) e terzo stadio (Stage3)

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E’ in arrivo dalla vigilanza bancaria della Bce-Ssm una stretta sulla misurazione, quantificazione e copertura dei rischi cosiddetti “nuovi” o “emergenti” e cioè quei rischi che, essendo sorti all’improvviso, sfuggono all’utilizzo dei classici modelli basati sui dati storici accumulati negli ultimi dieci-quindici anni. Lo sottolinea un lungo  articolo di Isabella Bufacchi su Il Sole 24 Ore nel riferire della consultazione condotta da Bce-Ssm su 53 banche vigilate relativa alla valutazione di sei rischi “emergenti” e i metodi di misurazione delle perdite potenziali provenienti da questi rischi e l’impatto sulla classificazione dei rischi di secondo (Stage 2) e terzo stadio (Stage3): approvvigionamento energetico, scarsa resilienza delle catene di valore, instabilità geopolitica, tassi di interesse elevati, alta inflazione, ambiente e cambiamento climatico.

I sei i rischi hanno qualcosa in comune: mancano i dati storici necessari da cui dipendono i classici modelli di accantonamento delle perdite attese. Ecco perché le banche hanno bisogno di approcci alternativi per quantificare e coprire questi rischi in modo affidabile.

Sulla base dei risultati di questo esercizio la Bce-Ssm ha deciso di intervenire a partire dal terzo trimestre di quest’anno per spingere le banche più carenti a misurare meglio questi rischi, per i quali non esistono dati statistici storici affidabili.

Questi rischi hanno un impatto negativo sul Pil e quindi sulla clientela della banche, perché riducono la capacità dei debitori di ripagare i debiti e aumentano il rischio di insolvenza delle controparti: di conseguenza le perdite potenziali che derivano da questi rischi, che vanno adeguatamente coperte con gli accantonamenti, vanno misurate con strumenti migliori. Le banche attualmente utilizzano in maniera molto ampia il cosiddetto metodo delle integrazioni o “overlays”, una misurazione dei rischi non basata su dati storici inesistenti ma piuttosto su valutazioni soggettive fatte da esperti. Per la Bce resta molto da fare per migliorare gli overlays e renderli conformi a regole standardizzate.

Le banche sono chiamate ad affrontare costantemente rischi che devono essere valutati e gestiti con metodi e modelli sempre più innovativi, soprattutto quando si tratta di calcolare gli accantonamenti per coprire le perdite future.