La Banca Centrale Europea ha tagliato di 25 punti il costo del denaro, portando il tasso base al 3%. Questo significa mutui più convenienti sia con il tasso fisso sia con il variabile. Sono stati rivisti al ribasso i dati macro della BCE: il PIL dell’Eurozona crescerà dello 0,7% (anziché dello 0,8%) nel 2024 e dell’1,1% (anziché dell’1,3%) nel 2025.
Le borse non hanno reagito sostanzialmente alle decisioni della banca centrale. Si è verificato, invece, un forte balzo dei rendimenti del BTp decennale al 3,31% e dello spread, che torna a 112 punti. È una reazione che merita una spiegazione. Secondo Il Sole 24 Ore, “i mercati obbligazionari fossero (in realtà sono ancora) abbastanza aggressivi nel prevedere i futuri tagli dei tassi da parte della BCE. Attualmente, i mercati sono convinti che l’istituto di Francoforte taglierà il costo del denaro nel 2025, fino a portarlo all’1,75% dall’attuale 3%. A gennaio è scontato un taglio di 50 punti base in un solo colpo. Questo potrebbe essere il punto chiave: ieri Christine Lagarde, pur mantenendo un tono accomodante e lasciando la porta aperta a futuri tagli dei tassi, non ha dato conferma di alcun tipo a queste previsioni”.
Il giornale ha riportato anche il commento di Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte, secondo cui la presidentessa della BCE «è stata tiepida, ma non calda.» Dato che il mercato era prezzato per un futuro ben più “caldo” (per restare nella metafora), “allora – conclude il giornale – il messaggio accomodante della BCE si è tradotto in una mezza delusione. Non sui mercati azionari, che non erano così aggressivi. Non sull’euro. Ma sui titoli di Stato, che tanto avevano corso”.