Tempi sprint per la commissione conoscitiva del Senato sul magazzino dei crediti dello Stato

I lavori si concluderanno in un mese, ha detto Massimo Garavaglia partecipando al webinar di Be Bankers

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I tempi saranno da Frecciarossa. L’indagine conoscitiva sul magazzino dei crediti dello Stato, incardinata al Senato, si chiuderà in un mese. L’assicurazione è venuta dal presidente della commissione finanze di Palazzo Madama, Massimo Garavaglia, ispiratore dell’organismo parlamentare a tempo, partecipando al webinar promosso su questi temi da BeBankers in partnership con EY. Si è trattato del primo confronto di merito tra l’industria dei credit servicer, che in questi anni si è fatta le ossa processando la gran massa di crediti deteriorati smaltiti dalle banche, e la politica, alla ricerca di una via d’uscita per ridurre l’ammontare di quell’aggregato in continua crescita. Al 30 novembre dello scorso anno, il “magazzino” dei crediti dello Stato comprendeva la bella cifra di 1.268 miliardi, secondo la relazione di fine mandato dell’ex-responsabile dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini. Nel decennio 2014-2024, l’amministrazione finanziaria – ha spiegato Garavaglia – ha recuperato evasione fiscale per 33 miliardi, ma nello stesso periodo i crediti non riscossi sono aumentati di una cifra doppia. «Il sistema non funziona», è stata la sua conclusione. L’incontro di Be Bankers ha visto allo stesso tavolo, oltre al parlamentare della Lega, Mirko Briozzo, Country Manager Italia di doValue, e Michele Thea, Partner di EY, Europe West NPE Leader. A fare gli onori di casa è stato il direttore scientifico di Be Bankers, Marco Rossi.

Il problema dei tempi è un fattore chiave in questa complessa partita. Allo studio del “magazzino” è stata incaricata anche una commissione tecnica appena insediata presso il MEF e presieduta dall’ex magistrato della Corte dei Conti Roberto Benedetti. Quell’organismo ha tempi piuttosto rilassati. Dovrà fare proposte operative – ha detto Thea nel corso del webinar – entro il 2025 per le masse affidate tra il 2000 e il 2010, entro il 2027 sullo stock accumulato tra 2011 e 2015 e entro il 2031 una proposta per le masse affidate «più fresche». Ma quei tempi non sono quelli della politica che vuole intervenire rapidamente per evitare che il fenomeno dei crediti si dilati ulteriormente. «Il Parlamento deve fare prima» – ha detto Garavaglia«vogliamo fare chiarezza in un mese».

Cosa è recuperabile nel magazzino dei crediti

Il primo passo è analizzare cosa c’è nel magazzino dei crediti dello Stato e valutare che parte potrebbe essere data ai servicer per un’azione di recupero. Se Thea, nell’introduzione, aveva parlato di un ammontare concretamente aggredibile intorno ai 100-120 miliardi, Garavaglia è stato più ottimista. Ecco il suo ragionamento. «Farei due distinzioni, una prima riguarda i crediti delle partite IVA e delle aziende. È una partita che va tenuta separata dai crediti degli enti territoriali. Ciò che riguarda aziende e partite IVA è più lavorabile e, ci sono in particolare due voci a mio avviso che vanno indagate con attenzione, i crediti sospesi e quelli per i quali è in corso una procedura. Se anche fosse recuperabile il 20% sarebbero 200 miliardi. Insomma parliamone».

I termini di una possibile collaborazione

Stabilito il perimetro di una possibile collaborazione dovrebbero esserne poi definite le caratteristiche. Il presidente della Commissione Finanze immagina un’azione coordinata da parte dell’amministrazione tributaria e dei servicer privati, in collegamento con il provvedimento «rottamazione 5» presentato al Senato e che preferisce chiamare «rateizzazione lunga» (decennale). Se un imprenditore in cattive acque concorda di rateizzare in 10 anni il suo debito con lo Stato e poi riesce ad onorare soltanto le prime rate del dovuto, ciò che resta – è il senso della proposta di Garavaglia – potrebbe essere affidato a servicer esterni per recuperare ciò che è possibile recuperare. Il parlamentare ha fatto un esempio. «C’è una cartella esattoriale di 90 milioni che riguarda un’azienda di cui non faccio il nome. Deve ancora pagare un residuo di 40 milioni ma non riesce a farlo. Che facciamo, la spingiamo al fallimento lasciando a casa qualche centinaio di dipendenti? È normale tutto ciò? No, queste situazioni vanno lavorate e gestite».

«Saldo e stralcio» in salita per il recupero dei crediti dello Stato

Se i servicer privati possono utilizzare a fondo la leva della flessibilità, combinando assieme procedure giudiziali e accordi stragiudiziali, nel gestire crediti pubblici avrebbero però molta più difficoltà a farlo. «Bisogna ripensare a fondo a quello che è l’attuale paradigma», ha sottolineato Briozzo. Attualmente «il saldo e stralcio ad hoc – cioè un accordo stragiudiziale in cui il creditore ottiene soltanto una parte di quello che gli è dovuto – non è una strategia contemplabile. Per i crediti dello Stato è possibile rateizzare, rottamare, ma una soluzione transattiva è molto complicata col set di regole attuali»*.

Vi sarebbero anche delicate esigenze di finanze pubbliche da tenere presenti. Ne ha parlato lo stesso Garavaglia. «Tutto dipende dall’anzianità del credito. Se il credito è fresco è un costo secco per lo Stato. Se è meno recente è stato in parte ammortizzato. Se la posizione che si recupera ha più di cinque anni è per così dire grasso che cola. Dopodiché le partite possono essere combinate mettendo assieme crediti recenti con quelli di più vecchia origine. È una situazione gestibile ma va fatto in modo ben organizzato».

Il possibile ruolo di Amco

È anche questo il motivo per cui Garavaglia, nel suo emendamento all’ultima legge di bilancio (poi ritirato), aveva chiamato in causa Amco, la società pubblica per il recupero dei crediti, come interlocutore iniziale del flusso dei crediti provenienti dall’Agenzia delle Entrate. «L’azione di Amco» – ha spiegato l’esponente della Lega nel corso del webinar – «può essere strategica, perché resta in un ambito pubblico potendosi poi avvalere di privati cui affidare i crediti perché vengano ‘lavorati’. Si evita così questo effetto di smaltimento fuori dall’ambito pubblico che da Eurostat viene considerato un costo secco» per le casse pubbliche.

Sul ruolo «strategico» di Amco ha concordato anche Briozzo. «Ritengo sia molto importante avere una regia, quella che viene chiamata portfolio management o master service sulle cartolarizzazioni, un soggetto esperto tecnico che abbia una radice, un connotato pubblico che quindi possa essere in qualche modo il garante rispetto a quelle che sono le attività e decisioni che vengono prese».

Il confronto tra la politica e l’industria italiana dei servicer è iniziato. Proseguirà nel treno in corsa della commissione istituita da Garavaglia. «Il nostro compito è agire con trasparenza» – si è rivolto il parlamentare agli operatori, dando loro appuntamento alle prossime audizioni – «perché poi è il Parlamento che decide e deve decidere in fretta».