Il Tesoro ha messo in vendita il 15% del Monte dei Paschi di Siena, terza tranche della quota in suo possesso che ora si è ridotta all’11,7%. L’incasso è stato pari a 1,1 miliardi. Nell’ambito dell’operazione BancoBpm ha comunicato a sorpresa di aver acquistato una quota del 5% di Mps. Non solo: Anima, la Sgr su cui BancoBpm ha da poco lanciato un’Opa e che con Siena ha accordi di distribuzione, ha portato la sua partecipazione in Mps al 4%. Caltagirone e Delfin hanno comprato il 3,5% ciascuno.
La principale novità arriva, appunto, da BancoBpm che ha acquisito un pacchetto attorno al 5%. Il blitz – ha spiegato Il Sole 24 Ore – rientra nel contesto dell’operazione appena varata su Anima Sgr: nei giorni scorsi la banca guidata da Giuseppe Castagna ha lanciato un’Opa sulla società di gestione del risparmio che ha in essere con Mps ha un importante accordo di distribuzione. Da qui l’obiettivo di blindare tali accordi.
L’operazione «è coerente con la strategia di rafforzamento delle fabbriche prodotto del gruppo», spiega piazza Meda in una nota. Mps è infatti il «principale distributore» dei prodotti di Anima, dopo Banco Bpm, ed è quindi un partner «strategico» per la crescita futura di Anima e delle sue controllate. Da Castagna arriva peraltro «l’apprezzamento» per i «risultati e i progressi» ottenuti negli ultimi anni dal ticket formato dal ceo Luigi Lovaglio e dal presidente Nicola Maione.
A spartirsi il restante 7%, messo in vendita dallo stato sono stati due nomi di peso nel mondo finanziario: il gruppo Caltagirone e Delfin. L’ingegnere, rilevando una quota del 3,5%, torna così nella banca di cui era stato vicepresidente fino al 2012. Identica la quota comprata da Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, che controlla Luxottica e ha partecipazioni in Mediobanca e Generali. Con questo assetto, nei piani del Tesoro si garantisce l’italianità del progetto Mps, attorno a cui si va costruendo un polo bancario di peso alle spalle di Intesa Sanpaolo e UniCredit.
Il Governo scende dall’attuale 26,9% all’11,7%, rispettando così gli impegni fissati da Bruxelles, che prevedevano la riduzione sotto la quota del 20 per cento entro fine anno. Il Tesoro ha venduto le azioni a 5,792 euro ciascuna, per un controvalore complessivo pari a circa Euro 1,1 miliardi. Negli ultimi 12 mesi il titolo Mps è cresciuto del 90%, a conferma del riconoscimento, da parte del mercato, del lavoro fatto in questi anni dal ticket formato dal ceo Luigi Lovaglio e dal presidente Nicola Maione.
I conti dei primi nove mesi, del resto, si sono rivelati superiori alle stime. L’utile pre-tasse è stato pari a 1,6 miliardi, in crescita del 69% rispetto allo stesso periodo del 2023, grazie a ricavi complessivi per 3 miliardi, in aumento dell’8,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le attese sono per un quarto trimestre «che non sarà diverso dalla media dei precedenti» e ciò potrebbe generare un utile pre-imposte pari a «1,3-1,4 miliardi», con un dividendo così superiore al miliardo.