Transazioni commerciali della PA e ritardi: una proposta di regolamento Ue punta al termine unico di un mese

L'Ue vuole estendere il termine di 30 giorni a tutta la PA, sanità compresa e anche alle transazioni fra imprese

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Alessandro Carretta, segretario generale Assifact

Il business del factoring è alimentato anche dai ritardi nei pagamenti della Pubblica amministrazione italiana, che tuttavia si stanno accorciando. Secondo uno studio dell’associazione di categoria Assifact, infatti, citato da Repubblica in una sua recente analisi, la PA nel 2023 ha impiegato in media 33 giorni per saldare i conti, due in meno rispetto all’anno prima. Si registra pertanto un progresso, già evidenziato da BeBankers.it. Tuttavia, è aumentato il ritardo con cui la Pubblica Amministrazione ha onorato i debiti, salito da 11 a 13 giorni. Il quotidiano cita in proposito i numeri raccolti dal Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato: 30,5 milioni di fatture per un importo complessivo di 185,1 miliardi, ricordando tuttavia che tutte le PA devono pagare entro 30 giorni, ad eccezione degli enti del SSN, i quali hanno invece a disposizione 60 giorni e ciò allunga i tempi di pagamento della sanità, che nel 2023 in media ha pagato a 38 giorni con un ritardo di 21. Perciò il factoring spesso viene ‘in soccorso’ proprio dei crediti del Sistema Sanitario Nazionale.

Alla fine dell’anno scorso, in ogni caso, il debito commerciale delle Pubbliche amministrazioni ammontava a 24,9 miliardi, quasi la metà dei quali (12,2) ormai scaduti e i restanti ritenuti “fisiologici”. Il rispetto delle scadenze, come fa notare la Ragioneria Generale dello Stato, è cruciale per il buon funzionamento dell’economia nazionale e rientra nel rispetto delle direttive europee. Anche grazie all’introduzione della fatturazione elettronica, obbligatoria per la PA dal 2015, il numero dei pagamenti in ritardo dei fornitori si è via via ridotto. Tuttavia oggi il settore del factoring è stretto tra due fuochi: da un lato i tentativi di riforma dell’Unione europea dei tempi di pagamento delle transazioni e dall’altro le pressioni dell’EBA sulla classificazione dei crediti commerciali, che potrebbero incidere sul proprio operato.

La proposta Ue

Allo scopo di accelerare i pagamenti nelle transazioni commerciali, fissando termini a 30 giorni per tutta la PA, sanità compresa, e per le operazioni fra imprese è stato proposto un regolamento della Commissione Ue, ora in discussione. La proposta della Commissione (COM 2023/0533) mira a superare l’attuale Direttiva 2011/7/UE sul tema. Il 23 aprile, in prima lettura, il Parlamento europeo ha votato un testo che in parte emenda la proposta della Commissione, sancendo la piena trasferibilità dei crediti e in questo modo tendendo la mano all’industria del factoring, minacciata dalla riduzione dei tempi di pagamento.

Alessandro Carretta, segretario generale di Assifact, intervistato da Repubblica, sottolinea che l’effetto più evidente del regolamento “è un aumento del fabbisogno finanziario derivante dall’accorciamento dei tempi di pagamento”. Ciò “tenuto conto che le transazioni fra imprese richiedono in media 80 giorni per essere regolate. Non va poi dimenticato che la concessione di credito commerciale ai clienti risponde a vari scopi per le imprese, quali sviluppare il fatturato, integrando la facilitazione nell’offerta commerciale; accordare all’acquirente il tempo di verifica, agendo da garanzia “implicita” della fornitura; supportare finanziariamente i clienti più deboli. Imporre termini così stringenti priva le imprese di queste leve commerciali”.

L’EBA e il nuovo ‘default’

Dall’altro lato il settore del factoring è anche alle prese con l’Eba (European Banking Authority), che con la nuova definizione di “default”, preme perché le società del settore introducano una classificazione dei crediti commerciali più rigida. Ciò di fatto trasforma le posizioni considerate sane in scadute. Si profila all’orizzonte uno scenario diverso insomma. “È fondamentale – aggiunge Carretta – che la revisione della definizione di default tenga conto delle peculiarità del factoring e si raccordi con il regolamento sui ritardi nei pagamenti, per evitare il rischio di una contrazione dell’offerta di credito sul circolante, soprattutto per le piccole e medie imprese”.