Cambiano in Turchia le classificazioni dei crediti deteriorati e, per incanto, l’NPL ratio fa registrare una brusca caduta. Ne dà notizia l’Intelligence Unit dell’Economist, che attribuisce almeno in parte il calo all’allentamento da parte dell’autorità di regolamentazione delle definizioni e delle classificazioni dei crediti in sofferenza. Un prestito viene ora classificato nella categoria NPL solo quando i rimborsi mancati superano i 180 giorni, anziché i 90 giorni come in precedenza. Ciò ha migliorato artificialmente l’NPL ratio della Turchia.
Il dato di gennaio è comunque già superiore all’NPL ratio dell’1,5% registrato a fine giugno 2024, poiché la pressione sulle finanze di aziende e famiglie, causata dalla relativa stretta creditizia e da un rallentamento iniziale dell’economia, sta aumentando. La debole fiducia degli investitori, soprattutto a seguito dell’arresto di Imamoglu, il sindaco di Istanbul e leader dell’opposizione, ha portato – spiega il settimanale – a notevoli deflussi di capitali, che hanno anche aumentato le pressioni di finanziamento per le banche turche.
Una lira molto più debole del previsto potrebbe mettere a dura prova la salute del sistema bancario. Il sistema bancario è esposto al forte indebitamento del settore privato turco, che ha già incontrato difficoltà nel rinnovare il proprio debito, un terzo del quale è denominato in valuta estera. A causa di un tasso di risparmio strutturalmente basso, le banche in Turchia dipendono fortemente dai finanziamenti esterni, il che aumenta ulteriormente la loro esposizione alla volatilità valutaria. Un forte deprezzamento della lira potrebbe comportare l’impossibilità per le banche di onorare il loro ingente debito in valuta estera e di rimborsare il capitale nei prossimi anni. Con le riserve governative e delle banche centrali in gran parte esaurite e incapaci di sostenere le banche, c’è il rischio che un ulteriore brusco aggiustamento al ribasso del tasso di cambio porti a una vera e propria crisi bancaria.