I camion elettrici si fermano negli USA. Nikola, una delle startup che ha alimentato le maggiori illusioni nel mondo dei veicoli elettrici, ha presentato istanza di fallimento in Delaware, con un debito di 98 milioni di dollari e una liquidità insufficiente per sostenere le operazioni. Lo riferisce Il Sole 24 Ore, precisando che il valore delle sue azioni è precipitato, arrivando a perdere il 97% in un solo anno. È stato il risultato di vendite insufficienti, collaborazioni fallite e, anche, di scandali.
All’inizio, la storia di Nikola sembrava quella di un successo annunciato. Quotata in borsa nel 2020 grazie a una SPAC, l’azienda aveva raggiunto una valutazione di ben 29 miliardi di dollari. Poi sono arrivati i problemi.
Il declino è iniziato anche grazie al suo fondatore, Trevor Milton, che aveva promesso camion rivoluzionari, ma alcune di quelle promesse – spiega il giornale – erano puro fumo. Nel 2020, il primo prototipo, il Nikola One, era stato mostrato in un video mentre si muoveva su strada. Ma non era davvero funzionante: semplicemente, era stato lasciato andare grazie alla pendenza della collina. Milton è stato accusato di frode e condannato nel 2022, con, l’anno successivo, una sentenza di quattro anni di carcere e una multa di un milione di dollari. Un danno d’immagine devastante.
C’è da dire che le startup di veicoli elettrici che si sono quotate durante la pandemia, promettendo di rivoluzionare il settore – come Fisker, Proterra e Lordstown Motors – hanno dichiarato tutte bancarotta a causa dell’esaurimento dei finanziamenti, complici gli alti tassi di interesse e la flessione della domanda.
“Come altre aziende del settore dei veicoli elettrici, abbiamo dovuto affrontare diversi fattori di mercato e macroeconomici che hanno influito sulla nostra capacità di operare”, ha dichiarato in un comunicato Steve Girsky, CEO di Nikola. “Purtroppo, i nostri sforzi non sono stati sufficienti”, ha aggiunto.