Usa: impennata del ritmo dei fallimenti. Mai così tanti dal 2020

In corso un'ondata storica di bancarotte, secondo i più recenti dati di S&P

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Negli Stati Uniti è in corso una “ondata storica” ​​di fallimenti aziendali. Le imprese oberate dai debiti faticano ad adattarsi agli alti tassi di interesse. Secondo le cifre pubblicate da S&P e riportati dalla testata Fox Business, ben 75 aziende hanno dichiarato bancarotta a giugno, il numero più alto registrato in un singolo mese dall’inizio del 2020, al culmine della pandemia. Il totale dei fallimenti di quest’anno finora è a quota 346, molto più alto rispetto ai livelli registrati negli ultimi 13 anni. Un picco così alto era stato raggiunto nel 2010, con 437 aziende che avevano dichiarato bancarotta da gennaio a giugno. Secondo il report di S&P, tra le cause del boom dei fallimenti di quest’anno ci sono: gli alti tassi di interesse, i problemi della catena di approvvigionamento e il rallentamento della spesa dei consumatori.

La Federal Reserve ha aumentato bruscamente i tassi di interesse nel 2022 e nel 2023 al livello più alto dal 2001. La maggior parte degli investitori si aspetta che la Fed inizi a tagliare i tassi a settembre o novembre e prevede solo uno o due tagli quest’anno. Alcuni economisti hanno chiesto alla banca centrale statunitense di tagliare prima i tassi, temendo che valori così alti rappresentino un rischio per il sistema finanziario.

I fallimenti hanno iniziato ad aumentare vertiginosamente ad aprile. “Le aziende che all’inizio dell’anno speravano in tagli dei tassi devono fare i conti con la realtà che questi rimarranno più alti per più tempo”, ha affermato S&P. Tra i fallimenti di giugno figurano quello del produttore di veicoli elettrici Fisker e quello di Chicken Soup for the Soul, proprietario della catena di noleggio DVD Redbox.