Nell’anno in corso, i fallimenti aziendali negli USA si stanno avvicinando al picco raggiunto nel 2010, durante la crisi della finanza globale. Lo segnala un articolo pubblicato nelle Market Intelligence News di S&P Global, che censisce mensilmente i default di società con azioni o bond quotati con almeno 2 milioni di dollari in attività o passività, oltre a quelli di società non quotate con almeno 10 milioni di dollari in attività o passività.
Secondo gli ultimi dati di S&P Global Market Intelligence, a novembre sono state presentate 69 istanze di fallimento. Si tratta del secondo maggior numero di fallimenti registrati in un mese dall’inizio del 2021. Negli ultimi cinque anni, le istanze di fallimento tendevano a rallentare a novembre. Il picco di quest’anno contrasta con tale tendenza, portando il totale annuale a 634, quasi in linea con i totali annuali del 2023 e del 2020. Se il 2024 dovesse superare quegli anni, le istanze di fallimento totali durante l’anno rappresenterebbero il valore annuale più elevato dopo la Grande Recessione del 2010.
Il trend dei default è in aumento, poiché le aziende devono affrontare la pressione continua degli alti tassi di interesse, dell’inflazione e dei cambiamenti nei modelli di spesa dei consumatori. Mentre la Federal Reserve statunitense ha iniziato ad abbassare il suo tasso di interesse di riferimento, il ritmo di ulteriori tagli potrebbe rallentare nel 2025, a causa delle sfide poste dall’inflazione persistente e delle potenziali conseguenze della politica annunciata dal presidente eletto Donald Trump.
I quattro fallimenti di novembre, ciascuno con passività superiori a 1 miliardo di dollari al momento della presentazione, riguardavano riorganizzazioni ai sensi del Chapter 11 da parte di H-Food Holdings, Spirit Airlines, Wellpath Holdings I e Franchise Group. Quanto alla ripartizione settoriale, i fallimenti hanno colpito soprattutto le imprese dei beni di consumo maggiormente esposte ai budget dei consumatori.